La nostra previdenza

Comunicatori e Giornalisti:

un'Equazione impossibile


PROSEGUE IL CONFRONTO POLITICO dopo la Conferenza stampa delle associazioni dei comunicatori CHE CHIEDONO al governo l'apertura di un tavolo tecnico PER scongiurare la pretesa di allargare ai comunicatori la tutela previdenziale dei giornalisti al solo scopo di salvare l'inpgi

 

Il giornalismo e la comunicazione sono professioni profondamente diverse, per scopo e modalità di produzione. Unificare queste professioni a livello prima previdenziale nell’Inpgi (Istituto di previdenza dei giornalisti italiani) e poi contrattuale, teorizzando un ipotetico contratto per giornalisti-comunicatori, è illogico e privo di fondamento sia sul piano professionale sia sul piano lavoristico-contrattuale. Questo il punto di partenza della conferenza stampa promossa il 19 dicembre scorso dalla Rete dei comunicatori presso la Sala stampa della Camera dei deputati. 
Ascai e le altre Associazioni proseguono nell'azione di contrasto del disegno di legge che prevede l’ingresso nell’Inpgi dei comunicatori, in primo luogo perché tutto è stato fatto a insaputa dei diretti interessati e delle Associazioni che li rappresentano. Poi perché non c’è nulla di chiaro. Quali strumenti sarebbero messi in atto per individuare quei professionisti che svolgono attività pertinenti alla Comunicazione con contratti di subordinazione afferenti ai Ccnl di settore? Che cosa si prospetterebbe loro entrando nell’Inpgi? Le ricadute sul mercato sarebbero pesantissime, sia sul welfare sia sui livelli occupazionali. Le Associazioni dei comunicatori si sono mosse per tutelare i propri iscritti, ma anche il sistema previdenziale pubblico e, quindi, stanno agendo per tutelare i diritti di tutti gli italiani.
A detta del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, dell’economista ed ex presidente dell’Inps Tito Boeri, del Consigliere economico alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alberto Brambilla e di altri rappresentanti di istituzioni interessate, esperti e gruppi politici, allargare la base contributiva dell’INPGI è un’idea sbagliata che avrebbe conseguenze negative non solo per gli interessati. Tutti hanno a cuore il futuro dei giornalisti e del loro ente previdenziale, che vanno tutelati, ma non a discapito dei comunicatori.

I rappresentanti delle Associazioni dei comunicatori hanno illustrato e confermano i loro obiettivi: fare chiarezza sulla fattibilità dell’operazione, ribadire una ferma opposizione a qualsiasi operazione legislativa di natura puramente contabile che punterebbe a privilegiare una categoria a dispetto di un’altra, esigere un Piano strategico di lungo periodo per salvaguardare le pensioni, non solo dei comunicatori, ma anche quelle dei giornalisti. Ecco perché è urgente che le Istituzioni costituiscano al più presto un Tavolo tecnico per discutere – con tutti i soggetti coinvolti – del futuro dell’Informazione e della Comunicazione. Alla pari.

La posizione espressa dal Presidente di ASCAI in difesa della categoria

"L'iniziativa sostenuta da Ascai in rappresentanza dei Comunicatori d'impresa non è contro i giornalisti e il loro istituto di previdenza. Tutt'altro. Ascai riconosce agli organi della categoria giornalistica il merito di una coerente, quanto ostinata, difesa di stampo corporativo che ha lontane origini. Esattamente quando, nel 1951, la cd Legge Rubinacci sancí la peculiaritá della professione, ritenendo i giornalisti esposti, oltre che ai normali rischi inerenti il rapporto di lavoro, anche all'alba delle vicende politiche".
"Questo bastó a riconoscere l'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani - Giovanni Amendola - sostitutivo dell'Inps per tutte le forme di previdenza e assistenza obbligatorie nei confronti dei giornalisti professionisti. Un privilegio previdenziale che la legge dello Stato, a distanza di settanta anni, non ha invece riconosciuto a migliaia di lavoratori soggetti ad attività che non esiteremmo a definire piú usuranti, per rischi che superano di gran lunga quelli connessi a vicende politiche evocate per i giornalisti dalla Legge Rubinacci".
"Ebbene, questa singolare tutela viene oggi compromessa... Da chi? Proprio da quegli organi di categoria che hanno sempre sostenuto la specificità della professione giornalistica. Una specificità che, improvvisamente, sembra di scarso rilievo se é vero che, piuttosto di salvare L'INPGI da morte certa, si da vita a una trasfusione contributiva, puntando sui comunicatori, non meglio identificabili, da sempre ignorati, ma ora riscoperti come donatori salvifico, nel segno di una loro coercizione, mascherata con pretese solidaristiche".
"Ma l'equazione Comunicatore=Giornalista é priva di ogni fondamento:

  • sul piano del diritto, perché i Comunicatori d'impresa non hanno una loro peculiare soggettività giuridica, anzi, restano per loro stessa scelta tra le professioni non regolamentate;
  • sul piano professionale, perché le loro prestazioni e competenze rispondono a strategie e obiettivi dettati dall'azienda,  che esulano dal fine primario della produzione di informazioni dirette ala formazione di una pubblica opinione;
  • sul piano lavoristico-contrattuale, perché ai comunicatori d'impresa è  applicato, nella generalità  dei casi, il contratto collettivo riferito all'ambito produttivo in cui opera l'impresa di appartenenza, con buona pace del Ccnl giornalistico".

"Se queste argomentazioni non fossero sufficienti - e concludo con una domanda - anziché pescare tra i comunicatori, si sono chiesti Ordine, Fnsi e Inpgi che fine abbia fatto l'applicazione della legge n.150 del 2000, dalla quale doveva scaturire linfa contributiva per le casse dell'Inps, affidando a giornalisti professionisti  gli uffici stampa della pubblica amministrazione? Oppure, che ne é stato dell'ordine del giorno approvato nel 2017 dal Consiglio dell'Ordine dei giornalisti, con cui si auspicava che anche nel privato le attività di ufficio stampa dovessero essere affidate a giornalisti professionisti?"
"Queste si che sono due grandi occasioni prese per risanare l'Inpgi!"

 

Presenti alla conferenza stampa congiunta del 19 dicembre: Maurizio Incletolli, Presidente ASCAI, Associazione per lo sviluppo  della Comunicazione Aziendale, Mario Mantovani, Presidente CIDA, Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità, Tiziana Sicilia, Presidente COM&TEC, Associazione italiana per la comunicazione tecnica, Angelo Deiana, Presidente CONFASSOCIAZIONI, Confederazione Associazioni Professionali, Rita Palumbo, Segretario Generale FERPI, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, Andrea Cornelli, Vicepresidente UNA, Aziende della Comunicazione Unite.