Strumenti & Canali

La Radio, Regina della
Buona Comunicazione in Azienda


Un primato legato al 'calore’ della comunicazione
che il mezzo è in grado di trasmettere. E la radio è insuperabile
se somministrata con professionalità e alla giusta temperatura



di Maurizio Incletolli
Presidente Ascai

La comunicazione, come la musica, ha nella ricerca di armonie la sua massima espressione di efficacia. E se dovessimo paragonare la Radio a uno strumento musicale, potremmo forse azzardare un parallelismo con il pianoforte. E tentare un’equazione possibile, sostenendo che la Radio sta alla comunicazione come il pianoforte alla musica. Perché è uno strumento completo, perché da sola sa essere e fare orchestra, come si richiede alla buona comunicazione.
Pensiamoci bene… la Radio è, al tempo stesso, mezzo e canale, che non ha intermediari oltre la voce. Mi si dirà: ma la buona comunicazione non può essere misurata solo dalla voce. In effetti, fare Tv, ad esempio, mette in gioco altri elementi fondamentali che mancano alla radio, come l’immagine, la componente posturale, l’ambiente di contesto in cui si produce un evento televisivo …
E’ vero! Ma avete mai pensato a quanto queste componenti visive molto spesso prevalgano sul contenuto di ciò che si vuole comunicare, fino ad influenzarlo? E quanto, di conseguenza, la nostra percezione possa risultare alterata rispetto al vero significato che dovrebbero assumere i nostri messaggi? 
In questo senso la Radio, quella fatta da professionisti della comunicazione, ha a mio modesto parere una marcia in più. Aggiungo tuttavia che, se analizziamo lo strumento Radio applicato alla comunicazione d’impresa, soprattutto quella diretta alle persone che vi lavorano, l’analisi si fa ancora più interessante. Ma è bene in questo caso distinguere il diverso peso che il fenomeno può assumere, a seconda delle modalità con le quali viene declinato nel media mix dell'azienda.

Oltre l'informazione, puntando all'apprendimento
Occorre anzitutto aver chiaro se si intende fare informazione o comunicazione. Quale che sia il mezzo adottato in azienda, informare, ovvero trasmettere un messaggio a chi legge, guarda o ascolta, è cosa diversa dal comunicare. Di comunicazione si può parlare solo quando riceviamo un feedback, una reazione, qualunque essa sia, dal destinatario dei nostri messaggi.
In questo senso, una Radio che ‘fa comunicazione’ - vale a dire che sa ‘mettere in comune’ - attraverso il confronto in voce - esperienze o conoscenze di vita aziendali/personali, ecco, allora, è strumento che possiede una marcia in più rispetto ad altri. Perché la partecipazione e la condivisione tra emittente e destinatario traggono forza ed efficacia dalla emozionalità, dalla spontaneità, dal calore che la voce, da sola, è capace di trasmettere, più delle immagini in video, a volte artificiose, ancor più di un buon testo e di una grafica accattivante che rapiscono il lettore tradizionale.
Non è del resto un caso che nel lungo anno trascorso sotto l’effetto della pandemia, le imprese che meglio hanno risposto all’esigenza di essere vicine alle persone sono proprio quelle che hanno privilegiato strumenti ad alta efficacia comunicativa. E la radio, dove presente, ha sicuramente offerto il suo buon contributo. Perchè il segreto è stato: tenere unite le persone, rassicurarle, ma, attenzione, senza prevaricarne la sfera privata, peraltro già abbastanza condizionata da uno smart working di fronte al quale – diciamolo – eravamo tutt’altro che preparati.
Capirete come si tratti di un obiettivo non certo secondario, che va ben oltre il semplice scopo di  intrattenimento, etichetta che a volte si attribuisce al canale radiofonico, e non sempre a ragione.
Mi sento di affermare questo perché la Radio - e non solo la Radio, ovviamente - sa fare qualcosa di più anche in termini di apprendimento. Se dispone di una buona regia e di validi professionisti può favorire persino una crescita delle competenze delle persone che partecipano all'ascolto. Perché non mancano analisi di audiosharing che confermano quanto la trasmissione in voce sappia avvicinare  l'ascoltatore alle esperienze dirette dello speaker radiofonico, certamente più di quanto non faccia la lettura di un magazine dal linguaggio forbito, la visione di un videotutorial o le istruzioni operative pubblicate su una intranet.
Insomma, parliamoci chiaro, la differenza sta soprattutto in ciò che possiamo definire 'calore’ della comunicazione che il mezzo è in grado di trasmettere. E la radio è insuperabile se usata alla giusta temperatura!

(fonte: Enel Radio. Intervista del 18 febbraio 2021, celebrativa del World Radio Day